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Domande e Risposte sulle cornici

E’ consigliabile incorniciare un Diploma o Laurea tra due vetri?

Vincenzo

La domanda che mi fa Vincenzo è un vero enigma, un problema senza soluzione.

Da sempre si dà un improprio valore al ‘potere di protezione’ che ha il vetro!

Ma la lunga esperienza degli esperti di conservazione di documenti dimostra senza dubbio l’estrema pericolosità del contatto diretto con il vetro per ogni opera, specialmente per le Pergamene di Laurea.

Prima che si studiasse un cartoncino per passepartout ‘acid free’ i vecchi restauratori utilizzavano ritagli di carta riso quasi a formare una ‘cartellina’ protettiva e isolante davanti e dietro il documento.

Con questa ‘trucco’ la pergamena non subiva gli sbalzi di temperatura e il rischio quindi di ‘vaporizzazione’ , cioè della produzione di minuscole particelle di umidità all’interno del quadro.

Sono proprio loro il vero problema!

Naturalmente quando parliamo di Pergamene ci riferiamo a quei documenti che necessitano di una conservazione ottimale per lunghissimi anni.

Che dire in conclusione?

Il mio consiglio è di utilizzare un ottimo passepartout professionale, adatto per la conservazione dei documenti per evitare il contatto col vetro ed un altrettanto ottimo retro senza acidi per una migliore durata garantita.


Dovrei incorniciare due Pergamene di Laurea e vorrei sapere come sono fatte le vostre, tenendo conto che debbano conservare bene il prodotto nel tempo e all'occorrenza avere la possibilità di estrarle dalla cornice.

Maurizio

Buonasera Maurizio, ho fatto un video proprio per spiegare precisamente le caratteristiche delle nostre Cornici per Laurea.

Questo è il video, spero le sia utile!

Per una Cornice per Laurea non si può badare solo alle apparenze.

Avrai notato come i fabbricanti di cornici della GDO fanno di tutto per risparmiare.

Io penso sia uno sbaglio.

Le cornici sono riempite con materiali di scarto a buon mercato.

Molte aziende vendono cornici fatte con surrogati del legno, o con resine pesanti, utilizzando materiali che possono rovinare il tuo prezioso documento.

I loro costi di produzione scendono perché queste aziende usano prodotti non adatti, senza preoccuparsi della conservazione.

Ma i risultati ne risentono.

Quando si tratta di cornici, sono possibili molte scorciatoie.

Io non le prendo mai.

A volte, queste differenze non sono visibili ad un occhio poco esperto.

Ecco perché voglio mostrarti i segreti nascosti sotto la superficie per creare qualcosa che custodirai come un tesoro.

Che lavorazione c’è per mantenere intatto nel tempo il foglio?

Desidero che tu sia in grado di ottenere una cornice per Laurea che custodirai come un tesoro per gli anni a venire.

Materiali, tecniche e tradizione fanno tutti parte della realizzazione di una cornice speciale come quella per la tua preziosa pergamena di Laurea.

I materiali che utilizzo sono materiali di altissima qualità.

Non tutti sanno che il più grande pericolo per un documento prezioso sta nel retro della cornice.

Tale supporto deve essere specifico per la conservazione al fine di evitare la produzione di quegli acidi che possono macchiare irrimediabilmente il tuo documento.

Io uso solo i materiali come l’Alfa cellulosa, Acid Free cioè libera da acidi, perché garantiscono una conservazione di alta qualità.

Questo assicura che la tua pergamena di Laurea resisterà alla prova del tempo.

Quando posizionerai la tua cornice per Laurea nel tuo studio, lo noterai.

Un servizio in più!

Le nostre Cornici per Laurea sono ispirate, perchè amiamo quello che facciamo.

Non abbiamo dubbi che anche tu sarai ispirato.

Spesso mi si domanda:

Ma se dovesse servirmi di consultare o presentare la mia pergamena di Laurea come faccio con una cornice chiusa?

Anche per questo ho studiato una soluzione che ti permetterà di consultare in ogni momento e con semplicità il tuo prezioso documento.

Una Cornice per Laurea fatta così porterà nuova vita in qualsiasi studio in cui sarà collocata.


Realizzate anche cornici per Laurea a giorno su misura?

Corrado

Magari, Corrado!! Saremmo una holding!

Non intendo scherzare, ma sottolineare che le cornici a giorno rappresentano un prodotto chiaramente industriale che nulla ha a che fare con una lavorazione artigianale su misura.

Per meglio capire le differenze le farò notare 3 cose che saltano subito all’occhio.

  1. Le cornici a giorno non hanno il vetro, ma un prodotto particolare chiamato anche vetro plastico o crilex, molto delicato. Il taglio viene effettuato da macchinari industriali che non lasciano un angolo vivo, quindi tagliente e pericoloso.

  2. Il retro deve essere di un materiale surrogato del legno perché altrimenti il quadro non avrebbe struttura. Si tratta sempre di un supporto di pochi millimetri che tende ad imbarcarsi se esposto in luoghi umidi o alla luce diretta del sole.

  3. L’attaccaglia, dato il basso spessore del retro, è inserita con macchinario industriale capace di fissare a pressione un gancio appositamente studiato.


Perchè tante attenzioni per un semplice foglio di carta? Non le sembra di esagerare con tutte queste storie sulla conservazione? In fondo una Laurea non è altro che un documento stampato su un normale foglio di carta!

Marina

Grazie Marina per la tua osservazione, mi dai la possibilità di approfondire un tema che ho molto a cuore.

Qual è il problema di questi tipi di pergamene?

Una pergamena di Laurea non è solamente un documento importante e prezioso, ma rappresenta il punto di arrivo di anni e anni di sacrificio, di studio, di fatica in cui ognuno è protagonista.

Le chiamiamo impropriamente Pergamene anche se ormai sono stampate su Carta pergamenata o filigranata per renderne certificabile l’autenticità.

La conservazione di documenti non è un problema attuale , ma ha raccolto molti studi e attenzione soprattutto negli ultimi anni grazie anche ad alcune Associazioni che hanno come scopo specifico la salvaguardia del Patrimonio librario in Italia e nel mondo.

Una di quelle che seguo è l’Aicrab Associazione Italiana Conservatori e Restauratori degli Archivi e delle Biblioteche.

In un loro articolo dedicato a dare Alcuni consigli per conservare libri e documenti troviamo qualcosa di molto interessante per capire quali rischi corrono le nostre lauree se non opportunamente protette.

L’ambiente di conservazione

Libri e documenti sono manufatti polimaterici, composti cioè da un’ampia gamma di materiali: carta, cartone, tessuto, colla, (…) Si tratta di materiali che originano da organismi viventi, a lungo definiti “organici” proprio per questo.

Tali materiali sono particolarmente sensibili e perciò vulnerabili alle condizioni e delle modifiche del contesto in cui si trovano. I fattori chiave sono l’umidità, la luce, la temperatura.

Acqua e umidità: il rischio biologico

L’acqua è probabilmente il peggiore tra gli agenti deterioranti sia nella fase liquida (inondazioni e allagamenti), sia in quella gassosa (umidità).

Abbiamo appena sottolineato che carta, pergamena, cuoio hanno tutti origine organica e costituiscono pertanto un buon substrato per lo sviluppo di microrganismi, cioè organismi viventi non visibili ad occhio nudo; tra essi, batteri e funghi.

Per crescere e riprodursi, i microrganismi hanno bisogno innanzitutto di una certa quantità di acqua che trovano all’interno dei materiali i quali risentono dell’ambiente in cui si trovano.

Se non ci sono state inondazioni, l’acqua è presente in fase gassosa, vale a dire come umidità.

Ci sono diversi modi di definire l’umidità, ma a noi interessa soprattutto l’umidità relativa, quella che si misura con gli igrometri e che si esprime in percentuale: l’umidità relativa (UR) alta è quella dei giorni piovosi che all’esterno supera il 90%, mentre l’UR bassissima è quella del deserto, inferiore al 10%.

Secondo le norme dell’UNI sarebbe bene che in un archivio o in una biblioteca l’UR fosse compresa tra il 45 e il 55%. Più realistico sarebbe augurarsi che essa si mantenesse sotto il 65% perché, quando l’UR supera il 60%, c’è il rischio che i documenti vengano attaccati da microrganismi.

Siccome la temperatura favorisce il loro metabolismo – la pasta del pane nella quale si introduce il fungo Saccharomyces cerevisiae , meglio noto come lievito di birra, per lievitare presto e bene si pone in un ambiente tiepido – se essa supera i 25-30°C i rischi aumentano.

Comunque, anche in un luogo freddo, se l’UR è elevata, le muffe proliferano.

Dimenticate un limone nel frigorifero e, anche a 4°, dopo qualche settimana, sarà coperto da una bella muffa.

Carta e cellulosa: il rischio chimico

L’altra causa di rischio è di origine chimica: la carta, come tutti sanno, è formata essenzialmente di cellulosa.

Attenzione, però, la carta è un sistema assai complesso, non riducibile alla sola cellulosa, come purtroppo molte volte è avvenuto nella gran parte delle ricerche chimiche sulla conservazione della carta.

Trascurare l’apporto delle altre componenti, in primis quello delle sostanze usate per la collatura della carta, è stato un grave errore del passato di cui ancora oggi si scontano le conseguenze.

Ciò premesso la cellulosa è una macromolecola : cioè un polimero, come la plastica naturale, sintetizzato dagli organismi vegetali che, mettendo insieme l’anidride carbonica dell’aria e l’acqua che assorbono dal suolo, formano uno zucchero, il glucosio, che è il monomero, componente primaria del polimero.

Due molecole di glucosio danno luogo al cellobiosio, che è il “mattone”da cui dipendono le proprietà fondamentali della cellulosa.

La migliore cellulosa, del lino o del cotone, è composta da qualche migliaio di anellini di cellobiosio, per quella della carta da giornale ne bastano poche centinaia; ciò spiega, almeno in parte, la durabilità della carta medievale ottenuta da stracci di lino.

Acqua e cellulosa

Veniamo ora ai rapporti tra acqua e cellulosa.

Il fatto che senza acqua non ci sarebbe stata vita, significa che questa piccola molecola, formata da idrogeno e ossigeno, è una meraviglia della natura.

Su di essa sono stati scritti migliaia di volumi e non ce la sentiamo di affrontare l’argomento.

Però una cosa bisogna pur dirla: la molecola dell’acqua si comporta come una sorta di nano-calamita di cui l’ossigeno costituisce il polo negativo e l’idrogeno quello positivo.

Anche nella molecola del cellobiosio ci sono zone ricche di nano-calamite che attraggono le altre nano-calamite formate dalle molecole d’acqua.

Tra acqua e cellulosa vige dunque una sorta di simbiosi, poiché la prima funge da “cemento plastico” per le catene polimeriche della cellulosa.

La cosa si può facilmente verificare prendendo in mano un foglio umido floscio perché abbondantemente “lubrificato” e uno secco lasciato, ad esempio, per qualche ora su un calorifero che apparirà molto rigido, proprio per la carenza di acqua tra le catene cellulosiche.

Un minimo di acqua tra di esse è indispensabile per favorire la loro coesione e dare elasticità alla carta e prende il nome di “acqua legata”.

Quando ce n’è in abbondanza “acqua libera”, essa diviene disponibile sia per i microrganismi i quali possono “abbeverarsi” nelle “pozze” di acqua libera che si creano tra le macromolecole, sia per i processi di degradazione chimica, primo tra tutti l’idrolisi.

Per definizione le reazioni di idrolisi della cellulosa non possono avvenire se non c’è acqua.

Sicché, in un ambiente con elevata Umidità Relativa, esse saranno ampiamente favorite.

E questa è l’ulteriore ragione che ci spinge ad abbassare nella misura del possibile, come vedremo, l’aliquota di Umidità Relativa nei depositi di conservazione.

Temperatura

Molti pensano che la temperatura sia un terribile fattore di degrado, ma non è vero. Certo, associata all’umidità relativa, come si è già ricordato, può causare gravi danni. Anche forti sbalzi di temperatura non favoriscono la conservazione di documenti e libri, ma in genere i suoi valori non raggiungono all’interno delle case, negli archivi e nelle biblioteche, livelli preoccupanti.

L’ideale sarebbe avere una temperatura costante intorno ai 20-22°C ma si tratta di un obiettivo difficile da raggiungere. In molti casi però potrebbe essere sufficiente sfruttare l’inerzia termica delle strutture murarie curando in particolare la tenuta di porte e finestre. In questo modo si otterrebbe, con un minimo dispendio energetico, se non la perfetta costanza della temperatura, variazioni poco rilevanti, dunque accettabili.

In conclusione, gentile Marina, è generalmente difficile accettare che una gran quantità di documenti stia andando verso la fine della sua vita naturale e i pochi anni che gli restano possono solo essere prolungati con un trattamento e un immagazzinamento oculati.

Bastano però poche e semplici misure preventive per prolungare notevolmente la vita di una Pergamena o di una raccolta di documenti.

Spero di aver spiegato abbastanza il perché di tanta attenzione e cura nella conservazione delle Pergamene di Laurea.

Ida la Corniciaia

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